DNSH: il lasciapassare verde per le aziende che puntano ai fondi del PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’occasione irrinunciabile per le aziende italiane che vogliano avviare un percorso di crescita sostenibile. Per accedere ai fondi messi a disposizione, però, le imprese devono anche dimostrare di rispettare il principio DNSH (Do No Significant Harm), ovvero di non arrecare un danno significativo all’ambiente.

Cos’è il principio DNSH e perché è fondamentale?

Il principio DNSH è un pilastro fondamentale dell’Unione Europea per la transizione ecologica. L’obiettivo è quello di indirizzare gli investimenti verso progetti che favoriscano non solo la crescita economica, ma che garantiscano anche la tutela dell’ambiente e contrastino attivamente il cambiamento climatico. In particolare i progetti devono contribuire fattivamente ad almeno uno degli obiettivi del Green Deal (che richiede la neutralità climatica entro il 2050) e non nuocere a nessuno degli altri.

Quali le richieste formulate alle aziende?

Le aziende che desiderino beneficiare dei fondi del PNRR devono sottoporre i propri progetti a una valutazione DNSH. Il Regolamento individua sei criteri allo scopo di stabilire se un’attività economica contribuisca in modo sostanziale alla tutela dell’ecosistema, in conformità agli obiettivi ambientali:

  • Mitigazione del cambiamento climatico: un’attività economica non deve portare a significative emissioni di gas serra (Green House Gases, GHG).
  • Adattamento ai cambiamenti climatici: l’attività non può aumentare l’impatto negativo al clima attuale e futuro, sulle persone o sulla natura.
  • Uso sostenibile e rispetto delle risorse idriche e dell’ambiente acquatico: l’attività economica non deve causare danni alle risorse idriche e non deve deteriorarne o comprometterne il potenziale ecologico.
  • Promozione di modalità che favoriscano l’economia circolare: l’attività non deve inibire o rendere sfavorevole l’utilizzo di materiali recuperati o riciclati o aumentare lo sfruttamento risorse naturali. Non può inoltre condurre ad un aumento dei rifiuti in particolare se indifferenziati, con conseguente necessità di smaltimento.
  • Minimizzare le emissioni nell’ambiente: l’azienda non deve causare un aumento delle emissioni inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo.
  • Salvaguardare la biodiversità: si deve operare in modo da conservare gli habitat e la biodiversità.

Come soddisfare le prescrizioni del principio DNSH?

Esistono diverse azioni che le aziende possono intraprendere per soddisfare il principio DNSH:

  • Attuare investimenti in tecnologie e processi produttivi che favoriscano la minimizzazione degli impatti ambientali
  • Adottare modelli di business che promuovano un approccio circolare
  • Favorire la mobilità sostenibile
  • Ridurre il consumo di energia e di materie prime
  • Attuare iniziative formative verso dipendenti e stakeholder sulle tematiche ambientali

È opportuno che il danno significativo sia valutato  con un approccio LCA tenendo conto del ciclo di vita dei prodotti, dei processi e dei servizi forniti dall’attività economica, con un approccio cradle-to-grave.

Come viene valutato il rispetto del principio DNSH

La Circolare del MISE n. 120820 del 28 marzo 2022 illustra le prescrizioni e le modalità di verifica al principio. La valutazione premia il contributo positivo agli obiettivi ambientali, va considerato che:

  • sono definite condizioni di esclusione settoriali nell’ambito del PNRR; sulla base dei codici Ateco sono esclusi, ad esempio: 07 estrazione di minerali metalliferi e 38.22 trattamento e smaltimento di rifiuti pericolosi.
  • è operata una differenziazione relativamente alla dimensione dell’investimento, con una soglia pari a 10 mln di euro.
  • oltre alla relazione di sostenibilità sono sottoposti a valutazione eventuali elementi di prova richiamati nella stessa, come ad esempio: valutazioni dei rischi, asseverazioni, certificazioni ambientali (EMAS, UNI EN ISO 14001, Ecolabel) ecc..

Il principio DNSH, inoltre, rivestirà un ruolo discriminante in svariate procedure di accesso ad incentivi e finanziamenti, come, ad esempio, per il recente “Decreto direttoriale – Investimenti sostenibili 4.0” lanciato dal MiSE.

Si inserisce quindi in un contesto in cui è sempre più importante misurare, valutare e comunicare non solo l’impatto ambientale, ma anche economico e sociale, delle attività in ogni settore economico, attraverso metodologie consolidate e verificate da un partner affidabile.

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Approvato l’AI Act la legge che regola l’uso delle IA in Europa

Il 9 febbraio 2024 è stato approvato da parte del Consiglio EU il testo dell'”AI Act” la legge che regola l’uso delle IA in Europa. Sarà messo ai voti nel Parlamento Ue tra marzo e aprile e diventerà legge auspicabilmente a maggio (con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue); in generale, comunque, il testo non dovrebbe più cambiare e diventare esecutivo non prima di due anni dalla pubblicazione.

Qual è la definizione di Intelligenza Artificiale nell’AI Act?

Per definire il perimetro applicativo, il testo riporta la seguente definizione nell’Art. 3 comma 1:

“Sistema di intelligenza artificiale (sistema di IA): un software sviluppato con una o più delle tecniche e degli approcci elencati nell’allegato I, che può, per una determinata serie di obiettivi definiti dall’uomo, generare output quali contenuti, previsioni, raccomandazioni o decisioni che influenzano gli ambienti con cui interagiscono“.

Nell’allegato I vengono specificati in questo modo tecniche e approcci considerati:

  1. Approcci di apprendimento automatico, compresi l’apprendimento supervisionato, l’apprendimento non supervisionato e l’apprendimento per rinforzo, con utilizzo di un’ampia gamma di metodi, tra cui l’apprendimento profondo (deep learning);
  2. approcci basati sulla logica e approcci basati sulla conoscenza, compresi la rappresentazione della conoscenza, la programmazione induttiva (logica), le basi di conoscenze, i motori inferenziali e deduttivi, il ragionamento (simbolico) e i sistemi esperti;
  3. approcci statistici, stima bayesiana, metodi di ricerca e ottimizzazione.

Ovviamente tale definizione sarà oggetto di ulteriore discussione, ma al considerando 6 vengono ulteriormente precisate le caratteristiche dell’atto, indicando che “[La nozione di AI] dovrebbe essere basata sulle principali caratteristiche dell’intelligenza artificiale, quali le sue capacità di apprendimento, ragionamento o modellizzazione, in modo da distinguerla da sistemi software o approcci di programmazione più semplici.non riguarda sistemi software tradizionali o programmati secondo criteri definiti esclusivamente da persone fisiche per eseguire automaticamente operazioni.

Che cos’è l'”AI Act”?

L’AIA (Atto Europeo sull’Intelligenza Artificiale) anche conosciuto come “AI Act”, proposto dalla Commissione Europea nel 2021, rappresenta il primo tentativo a livello mondiale di regolamentare l’intelligenza artificiale (IA). Il suo obiettivo è creare un quadro normativo armonizzato per l’UE, che favorisca l’innovazione e la fiducia nell’IA, garantendo al contempo la sicurezza e la protezione dei diritti fondamentali e dei dati.
Il lato business è particolarmente interessato dal Regolamento, in quanto sono definiti perimetri chiari ed indicate responsabilità precise per chi impiega software di AI.

La legge GM Consulting supporta le aziende nel definire i rischi dell'uso dell'AIdell’UE regolamenta i sistemi di IA sulla base di valutazioni del rischio dei modelli, da eseguirsi a cura delle aziende interessate. Tanto più è elevato il rischio per i diritti o la salute delle persone, ad esempio, maggiori saranno gli obblighi e le limitazioni da rispettare.In sintesi è definita la seguente classificazione dei sistemi di IA in base al loro livello di rischio:

  • Livello inaccettabile: sistemi vietati perché intrinsecamente pericolosi; essi comprendono la manipolazione cognitivo-comportamentale di persone o di gruppi vulnerabili (p.e. giocattoli ad attivazione vocale che promuovano comportamenti pericolosi nei bambini); la classificazione sociale, ovvero sistemi che profilano le persone in base al comportamento, allo status socioeconomico o alle caratteristiche fisiche; sistemi di identificazione biometrica in real-time e a distanza, come ad esempio il riconoscimento facciale.
  • Rischio elevato: sistemi soggetti a requisiti rigorosi di conformità (es. sistemi di riconoscimento biometrico non in tempo reale, sistemi che gestiscono infrastrutture critiche o usati per la formazione, l’addestramento o l’orientamento scolastico e professionale).
  • Rischio limitato: sistemi soggetti a obblighi di trasparenza e di informazione, in cui deve essere reso palese all’utente che sta interagendo con un’IA, sono inclusi tutti i sistemi che generano o manipolano immagini, audio o video (utilizzabili ad esempio per i deepfake).
  • Rischio minimo: sistemi non soggetti a specifici obblighi normativi.

Quali sono le prescrizioni operative per l’uso delle IA?

Ne deriva, quindi, a “livello inaccettabile” la proibizione esplicita per lo sviluppo e l’utilizzo di IA che:

  • Impieghino tecniche subliminali o manipolative.
  • Sfruttino le vulnerabilità fisiche e/o psicologiche delle persone.
  • Siano utilizzati per il social scoring da parte di autorità pubbliche.

Mentre nel caso del “rischio elevato” l’Atto indica i seguenti obblighi:

  • Essere sottoposti a una valutazione di conformità da parte di un organismo indipendente.
  • Rispettare requisiti di sicurezza e di gestione del rischio.
  • Garantire la trasparenza e l’accesso alle informazioni per gli utenti.
  • Essere sviluppati e utilizzati in modo etico e responsabile.

Alcune prescrizioni devono essere rispettate anche nel caso di “rischio limitato”:

  • Fornire informazioni chiare e accessibili agli utenti sul loro funzionamento.
  • Garantire la tracciabilità e la rintracciabilità dei dati utilizzati.
  • Essere sviluppati e utilizzati in modo da non discriminare gli utenti.

L’AIA non introduce specifici obblighi per i sistemi di IA a rischio minimo (ad esempio filtri anti-spam, sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri, sistemi di completamento automatico dei testi, ecc.), ma è comunque consigliabile un’attività di monitoraggio continua.

Applicazione, governance e prescrizioni per le aziende

L’AIA sarà applicato dalle autorità nazionali competenti in materia di IA; per l’Italia tale funzione sarà probabilmente affidata all’Agid, ma non c’è ancora l’ufficialità. La Commissione Europea avrà un ruolo di supervisione e coordinamento.
Gli obblighi derivanti dall’AI Act per le aziende italiane, come per le aziende in altri stati membri dell’UE, comprendono diversi aspetti chiave:

  • Classificazione dei sistemi AI: le aziende devono classificare i loro sistemi AI in base al livello di rischio che presentano per i diritti fondamentali delle persone, secondo le categorie definite.
  • Conformità ai requisiti di trasparenza: le aziende devono assicurarsi che i loro sistemi AI siano trasparenti, comprensibili e tracciabili. Ciò può includere, ad esempio, la documentazione dei dati utilizzati, dei modelli di apprendimento automatico, nonché l’implementazione di misure per consentire una migliore comprensione delle decisioni prese dagli algoritmi.
  • Valutazione e mitigazione dei rischi: le aziende devono condurre valutazioni dei rischi per i loro sistemi AI, identificando e mitigando i potenziali impatti negativi sulla società, l’ambiente e i diritti individuali. Questo può includere l’adozione di misure per evitare discriminazioni, bias o altre conseguenze indesiderate.
  • Conformità alle regole specifiche: le aziende devono rispettare le regole specifiche stabilite nell’AI Act, come ad esempio quelle relative alla sorveglianza biometrica, all’uso di sistemi di scoring sociale e all’interazione uomo-macchina in ambienti critici come la salute, la sicurezza e la sorveglianza.
  • Design e governance responsabili: le aziende devono adottare pratiche di design e governance responsabili per i loro sistemi AI, includendo l’integrazione di principi etici, la supervisione umana adeguata e meccanismi per l’aggiornamento e il miglioramento continuo dei modelli AI.
  • Nomina di rappresentanti responsabili: le aziende devono designare rappresentanti legali responsabili per garantire la conformità agli obblighi stabiliti dall'”AI Act” e per fungere da punto di contatto con le autorità di regolamentazione.

Conclusioni e prospettive

Questi sono i principali obblighi derivanti dall’Atto per le aziende italiane. La legislazione mira a garantire un utilizzo sicuro, etico e responsabile dell’intelligenza artificiale nell’UE, promuovendo al contempo l’innovazione e la competitività nell’economia digitale.

È molto importante che le realtà imprenditoriali adottino un approccio proattivo per comprendere e rispettare tali obblighi al fine di evitare sanzioni e conseguenze legali; affidarsi a GM Consulting garantisce una rapida integrazione nei flussi aziendali delle più recenti prescrizioni, restate in contatto con noi!

Non appena sarà emesso l’atto definitivo le aziende interessate potranno avviare con noi l’iter per la redazione dell'”AI policy” documento che garantirà la conformità all'”AI Act”, promuovendo un uso che favorisca un’evoluzione etica delle funzioni sempre più innovative delle IA generative.

Protocollo CEA: la verifica delle attività di pulizia secondo la norma UNI EN 13549

La norma UNI EN 13549 Servizi di pulizia – “Requisiti di base e raccomandazioni per i sistemi di misurazione della qualità”, è tesa a garantire l’efficacia dei processi di pulizia e sanificazione degli ambienti. La norma prescrive l’applicazione di accurate procedure per la valutazione del risultato delle attività, su un ben determinato campione rappresentativo di aree definito statisticamente (UNI ISO 2859 – Procedimenti di campionamento nell’ispezione per attributi).

Il Protocollo per il Controllo dell’Esecuzione degli Appalti (CEA) ideato da GM Consulting è basato sulla UNI EN 13549.

L’attuazione del Protocollo CEA per la verifica delle attività di pulizia secondo UNI EN 13549 di GM Consulting, implica vantaggi sia per gli enti pubblici e privati che per le aziende. Nel primo caso l’ente, sia esso, ad esempio, un’ASL, un ministero o una realtà industriale, può affidarsi alla GM Consulting per valutare l’effettiva efficacia delle attività e, se necessario, adeguare le procedure attuate dall’azienda affidataria. Nel secondo caso la società che eroga il servizio di pulizia ottiene un vantaggio sul mercato rispetto ai competitor, potenziando i livelli di performance e qualità e migliorando dei processi gestionali interni all’azienda rispetto ai parametri prestabiliti. La garanzia è di superare costantemente le soglie di qualità predefinite, ottimizzando l’attività attraverso la messa in efficienza di formazione, metodologie e dotazioni.

Come vengono attuate le attività di verifica?

Il Protocollo CEA per la verifica delle attività di pulizia proposto da GM Consulting, recepisce le prescrizioni emanate da Consip per le varie tipologie di appalto sia in ambito sanitario che civile oltre che sulla ncitataorma UNI EN 13549.

La struttura di controllo e coordinamento del servizio si basata su tre differenti figure professionali: il RUP (e/o il DEC) dell’Ente sulle cui sedi vengono attuate le verifiche, un responsabile dell’azienda incaricata del servizio di sanificazione e l’Ispettore specializzato inviato da GM Consulting, a capo di una o più squadre di addetti ai controlli (la quantificazione viene definita in seguito alla rilevazione dell’estensione e della tipologia delle sedi).

Le procedure di sanificazione vengono sottoposte alla valutazione del risultato su aree individuate secondo un profilo statistico mutuato dalla norma sopra indicata, con lo scopo di promuovere l’efficienza dei servizi, la sicurezza delle aree e la salute delle persone.
Viene allo scopo concordato con il Cliente e redatto un Documento di Valutazione (DV) nella cui “Sezione Gestionale” sono specificate le attività di verifica da eseguirsi; la valorizzazione degli indicatori terrà conto delle diverse frequenze delle prestazioni e delle differenze fra le tipologie di aree coinvolte.

Metodi e strumenti utilizzati per la rilevazione del risultato delle prestazioni

In generale possono essere previste modalità di rilevazione prettamente visive (come accade ad esempio nelle specifiche Consip), ma, per le ispezioni nel Protocollo CEA, si usano strumenti che aumentano l’oggettività dei controlli. In particolare sono utilizzati, ad esempio, scivolosimetro, bassoumetro e bioluminometro, quest’ultimo particolarmente utile per individuare la contaminazione batterica degli ambienti.

A partire dalle prestazioni da verificare concordate o desunte dalla documentazione fornita dal Cliente, vengono definite le modalità con cui effettuare la verifica, attraverso l’identificazione di non conformità/anomalie con l’impiego degli strumenti indicati per la misurazione oggettiva, con lettura immediata del valore di alcuni parametri costituenti il risultato del servizio non misurabili visivamente.

Digitalizzazione del Protocollo CEA per la rendicontazione del sistema di controllo

L’infrastruttura informatica fornita da GM Consulting (sistema AlphaSource) è in grado di supportare con funzioni specifiche sia la fase operativa di verifica che tutta la procedura di estrazione del campione, stabilendo anche il numero, la collocazione e il tipo di aree da controllare.

La piattaforma si occuperà di gestire sia le funzionalità di compilazione (web form), sia quelle relative alla pubblicazione sul portale web, sia la relativa rendicontazione dei report. I dati di ritorno possono essere processati dal Data Center (se restituiti in formato cartaceo), o direttamente dal Web da parte degli operatori che hanno eseguito il controllo.

Una volta che tutti i valori di controllo sono stati processati, è possibile procedere con il calcolo degli indici complessivi del servizio, e successivamente con il calcolo di quello per tutto l’appalto o per la sede scelta.L’ente può quindi rielaborare il proprio sistema di penali, così come l’azienda può affidarsi alle verifiche di GM Consulting per evitarle e massimizzare i risultati per la soddisfazione del proprio cliente.

Il servizio offerto da GM Consulting comprende l’elaborazione del “Documento di Valutazione”, continuamente aggiornato e contenente tutte le rilevazioni e le analisi statistiche su cui basare attività di business intelligence per ottimizzare i servizi.

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Ottimizzazione dei Processi Aziendali: Un Approccio Integrato per il Successo!

Noi di GM Consulting crediamo fermamente che la chiave per il successo di un’impresa risieda nell’integrazione armoniosa di tutte le sue sfere operative.
La coesione tra settori è fondamentale per creare un nucleo integrato che garantisca un funzionamento ottimale di ogni aspetto dell’organizzazione.

Caso Studio: Una Nuova Prospettiva sulle Gare d’Appalto

Nel contesto delle gare d’appalto del 2022-2023 per servizi di pulizia e sanificazione, abbiamo analizzato un approccio interessante utilizzato dagli Enti Contraenti. Il sistema di valutazione si basa sia su punteggi tabellari che su punteggi discrezionali, con il 40% del punteggio tecnico complessivo attribuito ai primi e il restante 60% ai secondi. È emerso un dato significativo: i punteggi tabellari, derivanti da qualifiche oggettive dell’azienda, sono diventati un aspetto cruciale, quasi equiparato al valore dell’offerta economica stessa. Tuttavia, è essenziale andare oltre il mero possesso di certificazioni e dimostrare con azioni concrete l’efficacia delle soluzioni proposte.

La Chiave del Successo: Integrare Certificazioni e Azioni Concrete

Per ottenere i punteggi discrezionali, occorre dimostrare la coerenza tra ciò che è dichiarato nei punteggi tabellari e la realtà aziendale. Questo richiede competenze documentate, esperienze concrete e la capacità di offrire un servizio di alta qualità che risponda ai requisiti richiesti. In breve, è fondamentale garantire una coerenza totale tra dichiarazioni e azioni.

Il Gruppo GM: Il Partner per l’Ottimizzazione Aziendale

Rivolgersi al Gruppo GM significa attingere a un sistema integrato di soluzioni aziendali. Offriamo il supporto necessario per analizzare e ottimizzare i flussi aziendali, consentendoti di massimizzare le possibilità di successo nelle gare d’appalto. Non perdere più quei punti cruciali che possono fare la differenza tra il successo e l’essere tra gli ultimi in graduatoria!

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UNI/PdR 125:2022: linee guida per un sistema di gestione per la promozione della parità di genere

L’UNI/PdR 125:2022 è una prassi di riferimento attraverso cui l’Ente Italiano di Normazione (UNI) intende fornire una linea guida per la strutturazione di un sistema di gestione interno all’organizzazione, che attui fattivamente della promozione della parità di genere.
Integrata nelle iniziative per le pari opportunità inserite nel PNRR, tale prassi intende migliorare l’equità lavorativa fra uomo e donna all’interno delle aziende. L’obiettivo, però, è anche quello di favorire la competitività delle aziende certificate UNI/Pdr 125:2022, che possono vantare una reputazione virtuosa nel trattamento dei propri dipendenti.
La certificazione è di tipo volontario e, per ottenerla, l’azienda deve dimostrare il rispetto di alcuni indicatori di prestazione chiave (KPI), declinati su diverse aree di intervento. È necessaria la conformità con almeno il 60% degli stessi; la valutazione viene eseguita da un Ente terzo, che rilascia il certificato.

Le Aree di intervento

    1. Cultura e strategia (5.2): area volta a misurare che i principi e gli obiettivi di inclusione, parità di genere e attenzione alla gender diversity dell’organizzazione siano coerenti con la visione, le finalità e i valori propri dell’ambiente lavorativo. Il peso dell’Area rispetto alla valutazione è del 15% e consta di 7 indicatori chiave.
    2. Governance (5.3): misura il grado di maturità del modello di governance per definire gli adeguati presidi organizzativi e la presenza del genere di minoranza negli organi di direzione e controllo nonché la presenza di processi volti a identificare e porre rimedio agli eventi di non inclusione. L’Area pesa il 15% e si basa su 5 indicatori.
    3. Processi HR (5.4): attraverso quest’area si valuta il livello di maturità dei processi in ambito risorse umane, relativi alle diverse fasi del ciclo operativo del dipendente e al rispetto dei principi di inclusione e integrazione delle diversità. Il peso dell’Area sulla valutazione è pari al 10% con sei indicatori attinenti.
    4. Opportunità di crescita ed inclusione in azienda (5.5): area volta a misurare il grado di maturità in relazione all’accesso neutrale dei generi ai percorsi di carriera e di crescita e la relativa accelerazione. L’Area contribuisce per il 20% alla valutazione, contemplando 7 indicatori.
    5. Equità remunerativa per genere (5.6): misura il livello di maturità delle organizzazioni in relazione al differenziale retributivo in logica di “Total Reward” comprendente quindi anche benefit rivenienti da sistemi di welfare eventualmente in atto. Il peso dell’Area rispetto alla valutazione è pari al 20%. Gli indicatori contemplati sono 3.
    6. Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (5.7): attraverso tale area si valuta il grado di maturità dell’organizzazione rispetto all’attuazione di politiche a sostegno della genitorialità nelle diverse forme e che supportino la presenza anche di donne con figli e figlie in età prescolare. L’Area incide al 20% sulla valutazione con 5 indicatori coinvolti.

Come parte della valutazione si procede anche a misurare il miglioramento nel tempo di tutti i coefficienti definiti.

Le Opportunità

In generale gli aspetti aziendali su cui si impernia la certificazione e che vanno attentamente regolamentati nell’ottica della parità di genere sono: le politiche di assunzione, l’equità salariale, la cura della genitorialità, la conciliazione vita-lavoro e le attività di prevenzione di ogni tipo di molestia sul luogo di lavoro.
L’adozione della UNI/PdR 125 comporta però rilevanti vantaggi fiscali, vediamoli insieme.
A partire dal 2022, alle aziende private certificate secondo la UNI/Pdr 125:2022 è concesso un bonus sul versamento dei contributi previdenziali complessivi a carico del datore di lavoro. L’esonero è applicato su base mensile e parametrato in misura non superiore all’1% del dovuto, nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda.
Alle aziende private che, alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano in possesso della certificazione è riconosciuto un punteggio premiale, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti.
Sono in fase di attuazione ulteriori iniziative sia a livello delle singole regioni che nazionali, contattateci e valuteremo il percorso certificativo migliore per la vostra azienda, continuate a seguirci non perdere altre vantaggiose possibilità!

LCA nelle gare di sanificazione: croce o delizia?

Il LCA o Life Cycle Assessment (in italiano “Valutazione del ciclo di vita”) è un metodo che ha lo scopo di quantificare e interpretare l’impatto sull’ambiente di uno specifico prodotto o servizio, durante l’arco della sua vita, comprendendo ogni fase. Vanno quindi definiti e valutati tutti i processi dall’estrazione delle materie prime, alla fabbricazione, alla distribuzione, all’uso, fino all’eventuale riciclo o smaltimento finale.

Tra i criteri premianti dei CAM 2021 (DM 29 gennaio 2021) è riportato:

“[…]adozione di tecniche di pulizia e sanificazione innovative che garantendo almeno la medesima efficacia in termini di igiene e qualità microbiologica, siano contestualmente migliori anche dal punto di vista ambientale[…]”.

E relativamente alla comprova è puntualizzato:

“[…]la capacità di ridurre gli impatti ambientali rispetto alle tecniche di pulizia e sanificazione tradizionali, tramite la presentazione di uno studio di Life Cycle Assessment comparativo conforme alle norme tecniche UNI EN ISO 14040 – 14044[…]”.

Come rispondere al meglio alla richiesta dei CAM?

Le norme e criticità alla base dello studio LCA

Innanzitutto vale la pena di definire a grandi linee la modalità applicativa delle due norme internazionali:

  • ISO 14040 (Gestione ambientale – Valutazione del ciclo di vita – Principi e quadro di riferimento): specifica che l’analisi del ciclo di vita dovrebbe essere affidata a un gruppo di specialisti esterni all’azienda e che non abbia alcuna interazione con il prodotto o il servizio allo studio. Tale team multidisciplinare dovrebbe essere in possesso di tutte le competenze per gestire i vari step dello studio LCA, dalla raccolta dei dati, all’interpretazione degli impatti, fino alla presentazione dei risultati.
  • ISO 14044 (Gestione ambientale – Valutazione del ciclo di vita – Requisiti e linee guida): in particolare richiede che l’analisi venga esposta a tutti gli attori coinvolti (i cosiddetti stakeholder) in maniera trasparente documentando tutte le decisioni intervenute durante la stesura.

Ma non basta. Tale analisi deve necessariamente essere comparativa. Ciò significa, in pratica, che i risultati devono essere confrontati con una tecnica di sanificazione tradizionale, dimostrando una “garanzia di pulito” al minimo analoga, ma a fronte di un netto miglioramento nelle performance ambientali.

La soluzione

Lo studio LCA sul sistema di pulizia riveste quindi il ruolo di mezzo di comprova (garantendo mediamente 3 punti nel progetto di gara), ma va utilizzato come base su cui incardinare tutti i propri protocolli operativi a partire dalla formazione degli operatori.

Va messa al bando ogni forma di greenwashing o ecologismo di facciata, mettendo realmente in atto ciò che si propone. Questo perché contenendo i consumi e migliorando la produttività si ha una marcata diminuizione dei costi.

Ovviamente la realizzazione di uno studio LCA, richiede un insieme multidisciplinare di nozioni (chimica, biologia, ingegneria, economia, ecc.) e un’approfondita conoscenza dei protocolli per la rilevazione dei dati, delle tecniche di valutazione degli impatti e dell’analisi statistica dei dati. È quindi auspicabile che le aziende chiedano supporto a istituti di ricerca o a società di consulenza specializzate.

Attraverso il Gruppo GM realtà aziendale di cui GM Consulting è fondatrice, ti garantiamo una valutazione completa di tutti i criteri CAM per la tua azienda, ivi compreso lo studio LCA del tuo sistema di pulizia. I nostri esperti cureranno ogni fase, pensiamo a tutto noi!

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Carbon Footprint: camminiamo insieme verso la giusta direzione

La #CarbonFootprint è un parametro che sta assumendo grande importanza in particolare nelle pubbliche amministrazioni oltre che negli organismi internazionali: permette sia di valutare e quantificare gli impatti emissivi in materia di cambiamenti climatici, sia di monitorare l’efficienza ambientale ed energetica delle proprie strutture.
L’emissione di CO2 rappresenta almeno il 50% dell’impronta ecologica ed esserne a conoscenza permette di pianificarne la riduzione così da partecipare alla minimizzazione dello sfruttamento non necessario delle risorse.
E’ quindi basilare che ogni azienda si doti con coscienza degli strumenti utili a favorire tale cambiamento.
Ma il dato è cruciale anche per le strategie di business: di recente nel contesto delle procedure di gara, sia in ambito pubblico che privato (ad esempio l’attuale bando per le pulizie delle sedi Enel) si vedono premiati i fornitori di prodotti o servizi a basse emissioni e la certificazione dello studio sulla Carbon Footprint (GHG – emissione di gas serra) è uno strumento che valorizza massimamente le attività aziendali e promuove le politiche interne di responsabilità sociale ed ambientale, secondo i criteri ESG.
Distinguetevi da coloro che pensano che il logo del “piedone” si riferisca a un gelato molto famoso!
Quello che GM Consulting propone, oltre ad analizzare e contabilizzare le emissioni di #CO2, è la definizione di un “Sistema di Carbon Management” finalizzato a identificare ambiti di gestione delle emissioni, riducendole e compensandole, in maniera economicamente funzionale, utilizzando tecnologie a basso contenuto di carbonio.
Affidatevi a GM Consulting, il nostro team di esperti vi proporrà un completo piano di strategie sia nel campo delle misure per la neutralizzazione delle emissioni (Carbon Neutrality), che in quello della loro compensazione tramite misure economicamente più efficienti e spendibili anche in termini di immagine (es. piantumazione di alberi, produzione di energia rinnovabile, attività di economia circolare, ecc.).
Autorevolezza, Affidabilità, Attenzione, la tripla A che certifica l’impronta di GM Consulting!

Asse.Co.: requisito premiale nelle gare d’appalto

È ormai certo che il possesso di certificazioni aziendali permette non solo l’accesso alle gare d’appalto come requisito di qualificazione, ma ha un notevole peso nell’attribuzione dei punteggi tecnici.

Prendiamo ad esempio la gara per servizi di Soft Facility per l’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Consulenti del Lavoro (ENPACL), appena conclusa.

In questo caso la Stazione Appaltante ha deciso di attribuire ben 27 punti su 80 per il possesso di specifiche certificazioni; un peso rilevante che, in caso di carenza, penalizza l’impresa a monte, facendola partire già in svantaggio rispetto ai competitors.

Inoltre, tra le certificazioni richieste, spunta l’Asse.Co., l’Asseverazione di Conformità dei rapporti di lavoro, che sta prendendo piede come requisito tecnico premiale nelle gare d’appalto.

L’asseverazione contributiva, che nasce nel 2014, non è obbligatoria, ma permette alle aziende di essere inserite in una white list che certifica la regolarità nella gestione dei rapporti di lavoro, diminuendo inoltre la necessità di verifica degli organi ispettivi.

Il nostro Gruppo, nel ribadire l’importanza del possesso delle certificazioni, si occupa di analizzare tutti gli aspetti carenti delle aziende del settore e proporre soluzioni ottimali da intraprendere affinché il Cliente possa aumentare il valore offerto e potenziare la sua efficacia sul mercato.

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EcoVadis, la certificazione del futuro

 

Sempre più spesso importanti realtà come RFI richiedono la valutazione di sostenibilità #EcoVadis per partecipare alle nuove gare d’appalto nell’ambito dei servizi e dei lavori. L’adesione a questa piattaforma collaborativa attraverso cui sono monitorate le performance di svariate imprese in 150 settori e 110 paesi, è ormai fondamentale.

GM Consulting ti assicura il percorso valutativo e l’accesso alla piattaforma in tempi rapidi così da riallineare la tua azienda con i più performanti competitor in ambito nazionale e internazionale. Sotto la nostra guida tutto sarà semplice e sfrutterai importanti occasioni; competenza chiavi in mano!

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